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Fuori e dentro il carcere: l’esperienza a Marino del Tronto

Foto di gruppo

Muri, sbarre, metal detector, chiavi. Un percorso quasi labirintico per conoscere chi sta ‘dentro’, perché è lì, come vive e quali prospettive di riscatto può avere. Si tratta dell’inusuale e delicata esperienza vissuta dagli studenti della classe IV C che lo scorso aprile, accompagnati dal professor Roberto  Sforza, hanno varcato i cancelli della Casa Circondariale di Marino del Tronto, presso Ascoli Piceno. La visita faceva parte del progetto "Educazione alla legalità", varato nell’ambito dell'Alternanza Scuola Lavoro, per sviluppare il quale i ragazzi hanno anche seguito lezioni di diritto penale, procedura penale e diritto penitenziario. Sulla giornata la relazione della classe.

Il nostro percorso è iniziato con l’accoglienza da parte della polizia penitenziaria la quale, dopo averci fatto depositare i documenti e gli oggetti, ci ha condotto oltre il primo muro di cinta e poi in un’anticamera nella quale un agente, attraverso un metal detector, ha verificato che non fossimo muniti di oggetti metallici. Poi ci siamo diretti nell’ufficio di “immatricolazione” (cuore pulsante del carcere), dopo essere passati per il cortile interno sorvegliato da sentinelle armate; lì siamo stati accolti dal comandante della polizia penitenziaria il quale ci ha illustrato le dinamiche interne, spiegando in particolare come si procede al prelievo del DNA e alla suddivisione dei detenuti in base al tipo di reato commesso; infatti esistono tre categorie di detenuti: i “sex-offender” (che, sulla base di un principio etico, vivono separati dai detenuti comuni), i detenuti “comuni” e i “41 bis”. Dopo questi chiarimenti ci siamo diretti nell’ufficio del vice capo, area degli addetti al trattamento dei detenuti, che coordina l’attività degli educatori attraverso i quali sono offerte ai reclsi varie opportunità per potersi un giorno reinserire nella società. Durante il tragitto per arrivare al teatro abbiamo attraversato i corridoi della casa circondariale, passando in particolare davanti alla sezione riservata a coloro che sono soggetti al regime del ‘41 bis’. Alla presenza della direttrice del carcere, la dottoressa Lucia Di Feliciantonio, che ha svolto ruolo di intermediario, abbiamo parlato con quattro detenuti che ci hanno illustrato le loro esperienze, sottolineando l’importanza di non commettere errori gravi specialmente quando si è giovani. Questa esperienza è stata molto positiva e ci ha fatto confrontare con una realtà come quella del carcere, che è poco conosciuta; un modo per rivalutare l’importanza delle nostre azioni e le loro conseguenze.