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1943: bombe su San Benedetto

Locandina mostra "Sotto le bombe"

Marchegiani, Pompei, Papetti, Paci, Trevisani. Sono alcuni dei tipici cognomi di famiglie sambenedettesi contenuti nell’elenco dei 38 concittadini scomparsi a seguito dei diversi bombardamenti alleati che colpirono San Benedetto tra l’ottobre 1943 e l’aprile del 1944. Vite spezzate ed edifici sventrati furono il tragico bilancio di quei giorni (senza considerare i tanti feriti e le vittime anche tra le truppe tedesche), rievocato alla platea di studenti delle quinte classi del Rosetti da Giuseppe Merlini, responsabile dell’archivio storico comunale, curatore della mostra “Sotto le bombe†che, insieme ad altra iniziative collaterali, ha fatto conoscere eventi che hanno drammaticamente inserito San Benedetto nel vortice del secondo conflitto mondiale.

Il dottor Merlini, ospite nell’aula magna del Liceo, ha accompagnato le sue parole alle immagini dei luoghi cittadini oggetto di bombardamento, immagini frutto di una accurata ricerca documentaria condotta esplorando l’archivio statunitense “Air Force Historical Research Agency†e quello inglese “The National Archiveâ€; ai documenti alleati, nel video presentato agli studenti, sono aggiunte fotografie provenienti dall’archivio del compianto Carlo Baffoni. Nei fotogrammi in bianco e nero alcuni edifici collocati nelle zone simbolo di San Benedetto: il paese alto, la statale nei pressi del vecchio municipio, il porto, l’attuale rotonda Giorgini con il suo Stabilimento Bagni. Macerie tra cui furono rinvenuti i corpi di tante persone, anche se alcune morirono per le conseguenze dello sgancio delle bombe, come quei bambini che, giocando nella zona collinare, trovarono ordigni successivamente esplosi.

Introdotto dal coordinatore del Dipartimento di Storia e Filosofia, il professor Giancarlo Brandimarti, che si è personalmente interessato a quei drammatici giorni, Merlini ha spiegato anche i motivi di quegli attacchi aerei, il più pesante dei quali, il 27 novembre 1943,  fu dovuto ad un errore degli Alleati che, dopo l’armistizio, tentavano di ostacolare la risalita dei Tedeschi bombardando viee di comunicazione e luoghi vitali: San Benedetto fu scambiata per Civitanova Marche, punto strategico per la partenza di linee di contatto con la zona appenninica.

Tra le macerie una luce di speranza venne anche dai Padri Sacramentini che, cessato il lancio degli ordigni, percorrevano le strade salvando dallo sciacallaggio i beni dei concittadini sfollati nei paesi collinari circostanti (Acquaviva in particolare); gli oggetti, scrupolosamente ‘inventariati’ furono poi restituiti alle famiglie. Per queste vicende la città di San Benedetto ha tributato pubblici riconoscimenti tanto ai religiosi quanto al vicino comune.

La storia calata dagli scenari internazionali a quelli locali, è stata la filosofia dell’incontro, per dare maggiore concretezza ad eventi che diventano a tre dimensioni se escono fuori dalle pagine di un libro ed aiutano ad acquisire consapevolezza e spirito critico.

Foto dell'incontro con il dott. Merlini